sabato 14 gennaio 2012

Fratelli maggiori più intelligenti dei minori


E’ quanto afferma l’esito di uno studio norvegese che ha analizzato il quoziente intellettivo (QI) di 240mila persone, giovani tra i 18 e i 19 anni. Secondo i ricercatori norvegesi i primogeniti hanno un quoziente intellettivo di circa 3 punti più alto rispetto ai secondogeniti. E’ solo una strana coincidenza della statistica o c’è qualcosa di vero?
Petter Kristensen e Tor Bjerkedal, questi i nomi dei ricercatori che stanno dietro allo studio, sostengono che non è l’ordine in cui i figli nascono a fare la differenza a livello di QI, ma le scelte educative sostenute da dinamiche famigliari. I genitori infatti privilegiano i figli nati prima investendo su di loro maggior tempo rispetto ai figli nati successivamente. Le cause della differenza quindi non sono biologiche o genetiche ma bensì dipendenti dal rango sociale all’interno della famiglia.
Il “divario educativo” si accentua nel caso di famiglie numerose, dove la differenza di QI tra il primo e l’ultimo figlio è al di sopra dei 3 punti. Sebbene lo studio sia stato realizzato esclusivamente su soggetti maschi, secondo i ricercatori i risultati dovrebbero valere anche per le donne.
M.M. – Basilic.it

Tatuaggio sul pene e addio viagra!


Potrebbe essere la soluzione ideale per molti uomini, niente più Viagra, basterebbe questo semplice accorgimento. Sì perché la notizia che arriva dall’Iran ha dell’incredibile. Un ragazzo di 21 anni ha deciso nei mesi scorsi di farsi un tatuaggio in un posto molto particolare: sul pene. La scelta già di per sé è abbastanza discutibile ma la storia non finisce qua. Il giovane ha dedicato il tatoo alla sua fidanzata e si è fatto scrivere “buona fortuna per i tuoi viaggi”. Risultato? Bè la ragazzza forse ha apprezzato, e forse apprezzerà ancora di più nei prossimi mesi visto che dopo aver effettuato il tatuaggio il 21enne è rimasto vittima di un’erezione permanente.
Trascorso qualche giorno caratterizzato solo da qualche dolore, dopo la prima settimana ha iniziato a manifestarsi il fenomeno, dovuto probabilmente all’azione degli aghi sulle vene del membro. Ora il sangue scorre continuamente tra le vene dando vita al priapismo, ovvero una erezione continua. Certo un bel vantaggio sotto le lenzuola ma a lungo andare un bel problema nella vita di tutti i giorni. Ora i medici attenderanno che la situazione torni alla normalità o saranno costretti ad intervenire bloccando il flusso continuo.
Omer Gei – Basilic.it

lunedì 2 gennaio 2012

La tecnologia sta uccidendo la memoria


Il nome di quel cantante che non viene proprio in mente o il titolo di quel film bloccato sulla punta della lingua. Perché sforzare la memoria? Ci sono Google e Wikipedia. Attenzione, però, agli effetti collaterali: la tecnologia sta uccidendo la memoria. Lo dice uno studio pubblicato su Science.


La Rete sta diventando per troppi una memoria di scorta, sempre pronta all’uso grazie a smartphone e tablet e per questo in grado di mettere a repentaglio quella umana, a rischio-impigrimento. Parola di Betsy Sparrow della Columbia University che per dimostrare la teoria del “web-attentato” al cervello è ricorsa a un test psicologico. Sottoposti a domande non particolarmente complicate, i volontari evitavano come la peste gli sforzi di memoria se sapevano di poter ottenere le informazioni in modo facile e veloce grazie al computer.

“Non credo che Google finirà per renderci stupidi, stiamo solo cambiando il modo di ricordare le cose”, sentenzia Sparrow.

Gli scienziati della Columbia parlano di “memoria transattiva” per spiegare il concetto di questa memoria “di scorta” che attenua, anche di molto, le capacità personali. Lo studio “suggerisce che tendiamo a tenere memorizzate come su una memoria esterna le cose che sappiamo di poter trovare con una ricerca online", argomenta la scienziata. Un esempio? Se i partecipanti dovevano ritenere delle informazioni per le quali erano indicate delle cartelle specifiche su un computer preferivano ricordare il percorso per raggiungerle piuttosto che il contenuto. Il rischio? “I tempi di reazione per dare le risposte sono molto più lunghi sapendo di poter trovare soluzione altrove”.
Un cervello pigro si comporta così.

Fonte: http://salute24.ilsole24ore.com

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